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"Forse non lo sapevate, ma anche gli attori possono imparare a farlo e, dopo ogni replica, quando sforniamo, ci accorgiamo che il nostro pane diventa sempre più buono. E invece che appassionarci al pubblico, ci appassioniamo a guardarlo mentre prende l’ultima doratura."

L’evento rappresenta un vero e proprio teatro gastronomico dove ogni spettatore si vedrà impegnato nella scelta di agenti lievitanti chimici o naturali, nel confronto con antiche varietà di grano, nel dosaggio dell’acqua e della farina, nella macinatura dei chicchi, nella catartica manipolazione dell’impasto e infine nella cottura del frutto del proprio lavoro.

A raccontare le storie produttive degli antichi grani teneri, coltivati un tempo e oggi sempre più spesso rimpiazzati da varietà dal più alto rendimento - ma dalle minori proprietà proteiche e organolettiche, saranno i tre fratelli fornai della Forno Famiglia Marani, che, con la loro minuziosa conoscenza del potere dei lieviti e la loro fervida praticità nell’arte dell’impasto, dispiegheranno a loro modo i raffinati segreti dell’arte bianca. 

Ma, a fianco della pragmaticità dell’azione, l’altro centro attorno a cui ruota lo spettacolo è il concetto della biodiversità.

Biodiversità nella scelta di antichi grani teneri da tutelare, e biodiversità nella scelta dei lieviti da inserire nel proprio impasto.

Agli spettatori è infatti offerta la possibilità di scegliere tra 3 tipi di lieviti: un costosissimo - perché privo di valore - agente lievitante chimico; il lievito di birra e la pasta madre, della quale vengono illustrate le multiformi sfaccettature batteriche e i viaggi e le esperienze che i fornai le hanno fatto vivere per distrarla con sempre nuove conoscenze enzimatiche.

La sostenibilità energetica dello spettacolo sarà garantita da piccoli mulini manuali in dotazione per ogni postazione, con cui ogni spett’attore dovrà procurarsi la propria dose di preziosa farina integrale. Pratiche cassette in legno, sistemate sui taglieri del pubblico, conterranno i diversi tipi di grani messi a disposizione degli spettatori, che dovranno sceglierli e macinarli per poi produrre e cuocere il loro pane. Lo spettacolo, come fosse un esperimento scientifico, intende dimostrare che è l’estetica complessità della biodiversità a rendere il pane più buono per il palato di chi lo mangerà, ma anche per la biosfera terrestre che gli dà da mangiare.

Il motto che accompagna il saluto dei tre fornai è: Fatti qualcosa di buono! Fatti il tuo pane!

 

Ideazione e regia: Silvio Panini - Testi: Silvio Panini - Costumi: Loredana Averci - Musiche: Tiziano Popoli, Gabriele Malavasi - Interpreti: Michele Cosentini, Marco Rebecchi, Hendry Proni, Paolo Pagliani - Organizzazione: Gabriele Malavasi


Lo spettacolo è stato prodotto dall'Assessorato Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, in occasione della Fiera Sana (BO) del 2007. E' poi stato replicato c/o la Fiera delle Utopie Concrete a Città di Castello e c/o il Salone del Gusto di Torino nell'ottobre 2008 e in numerose altre occasioni. Lo spettacolo necessita di una giornata di montaggio e un carico elettrico di almeno 5 Kw.


Anno di produzione: 2007