La relazione con la natura, con il bosco e con il campo non è, o non dovrebbe essere, solo quantitativa, improntata ai valori della scienza e dell’economia. Il progetto Siate Parchi intende comunicare, attraverso una rappresentazione scenica, che lo sviluppo del rapporto uomo-natura può essere affidato anche alle qualità dell’Arte.
Le strutture portanti della scienza sono la misura e la classificazione. Le strutture portanti dell’arte sono il simbolo e la narrazione. Dagli ecologici simboli vegetali di quattro religioni storiche, scaturiscono altrettanti atti scenici da rappresentarsi in boschi e radure, lungo i sentieri dei parchi naturali. A concludere l’evento sarà la piantumazione rituale, tipica della cultura cinese, di un alberello.
La relazione con la natura implica anche un recupero della sacralità vegetale, del suo potenziale divinatorio, dell’elemento divino che vi è custodito e della cautela necessaria al gesto dell’uomo che agisce al suo interno e la manipola.
Che l’utopistico recupero di una sacralità vegetale sia messo in scena all’interno di un parco ci pare interessante perché i parchi sembrano, a loro volta, delle utopie, ma rovesciate. Rovesciate nel senso che non propongono alternative al futuro, ma l’utopistica conservazione biologica del passato. I parchi stanno diventando i reliquiari del ritmo della natura. Le azioni, fisiche e sonore, di Siate Parchi intendono rappresentare esteticamente ed eticamente questo ‘ritmo’, che i rituali vegetali del passato cercavano in qualche modo di evocare.
L’intervento dell’uomo che lo spettacolo intende suggerire in un simile contesto è debole (cioè in grado di assorbire più che di imporsi), flessibile (cioè in gradi di adattarsi) e pertinente (cioè in grado di eliminare dalla narrazione le problematiche soggettive). I parchi non sono infatti luoghi morfologicamente unificati come i teatri ed al loro interno la rappresentazione di un’idea forte, rigida ed impertinente contamina e deturpa. Siate Parchi si pone in tal modo come un’invocazione alla continenza ed alla sobrietà.
"…mentre noi abbiamo la coscienza e il regno animale ha l’istinto e la memoria, il qui presente testa verde ha come taumaturgo la bellissima clorofilla, che è insieme il suo colore, la sua anima – che ha la forma di un giardino nel cui centro è incastonato un atomo di magnesio – e il suo sangue. Insomma, per il nostro amico clorofilla è l’essere al mondo, il senso di quella bocca spalancata."
Qui trovi un video di Siate Parchi del primo ciclo delle rappresentazioni nei parchi Emiliani.
Scheda Tecnica
L’impatto ambientale di Siate Parchi è praticamente nullo poiché non rimarrà traccia del passaggio degli attori, dei musicisti e degli spettatori. La durata dello spettacolo dipende dal tipo d’itinerario prescelto; la nostra esperienza passata ci suggerisce comunque un percorso complessivo di circa tre ore.
Progetto, regia e scenografie: Silvio Panini - Testi: Paolo Pagliani - Musiche: Paolo Grandi - Costumi: Massimo Sarzi Amadè - Attori: Loredana Averci, Alessandra Azimonti, Barbara Corradini, Bruna del Zotto, Sara Tarabusi e Massimo Vasini - Cantante: Paola Garavaldi
Musiche eseguite dal Quartetto d’Archi Grandi: Paola Garavaldi (viola), Paolo Grandi (violoncello), Sebastian Mannutza (violino), Eulalia Grillo (violino)
Anno di produzione: 1994 - Lo spettacolo è stato realizzato grazie ai contributi dell’Assessorato al Turismo della Regione Emilia Romagna, dell’Assessorato all’Ambiente della Regione Valle d’Aosta e da Emilia Romagna Teatro.